Può servire ancora, oggi, aderire all’Azione cattolica ?
Non è forse una associazione che ha si una storia gloriosa, ma oggi è solo una sopravvivenza, qualcosa che non serve più in parrocchie già tanto organizzate, in una pastorale fitta di appuntamenti e di proposte…ecc?
A ben vedere l’Ac serve ancora. Ma dobbiamo partire dalla nostra vita.
Se l’Ac serve ancora, deve servire a ciascuno di noi che vi aderisce, alla nostra vita. Qual’è il cammino di fede che facciamo ? Quanto la scristianizzazione in atto ha inciso nella nostra esistenza modificando, a volte in modo impercettibile, i criteri, le scelte della nostra vita ? Non abbiamo forse bisogno di essere cristiani per davvero ? Perché, essere cristiani non è facile, e dobbiamo dirci, che la scristianizzazione paradossalmente può convivere con la pratica religiosa.
Chiediamoci ancora : che sensibilità di Chiesa abbiamo ? Quanto siamo in comunione con il Papa, con il suo magistero ? Sentiamo di stare nella Chiesa con una vocazione ? Perché siamo in parrocchia ? Perché ci siamo sempre stati, perché li abbiamo amici cui siamo legati da anni ? Oppure viviamo il nostro essere in parrocchia come risposta ad una chiamata, tanto esigente quanto ‘normale’ : abbiamo incontrato il Signore, la sua Parola che da’ senso alla vita e non possiamo fare a meno di annunciarla.
L’Ac ci aiuta a vivere così. Per questo facciamo un cammino di fede esigente e lo facciamo, stando insieme, aiutandoci, sostenendoci, ma non facendo un gruppo chiuso, vedendo ogni giorno i bisogni che ci sono, e i servizi che l’annuncio richiede. Non fermandoci alla routine pastorale che si ‘limita’ a fare le cose che si sono sempre fatte, ma esprimendo la creatività che è richiesta dalle persone che vivono in quel territorio. E per farlo dobbiamo riunirci, essere associazione e i pastori lungimiranti dovrebbero favorire e sostenere questo nostro essere Ac, non limitandosi ad ‘utilizzarci’ per questo o quel servizio, ma facendoci crescere nella nostra soggettività come ricchezza di tutta la comunità.
Molto dipende da noi. Dal nostro impegno. Aderire, fare associazione, vuol dire fare la strada insieme realizzando, nella normalità della vita di ogni giorno, quella dimensione fraterna che il battesimo rende viva e possibile in noi.
C’è poi un altro motivo che può darci il senso dell’utilità dell’Ac.
La sua ecclesialita. Frutto della sua storia e di tante scelte ripetute nel tempo e testimoniate da tante donne e uomini : ci sentiamo parte viva della chiesa. Della Chiesa di questo tempo, della Chiesa del Concilio, chiamata ad andare alla radice, all’essenziale della fede e aperta al dialogo con il mondo in cui viviamo.
Guardare con questi “occhi di Chiesa”, sentendoci parte viva della Chiesa, pietre vive dell’edificio spirituale ( 1 Pt. 2,5 ) e non ospiti, ne solo collaboratori dei presbiteri, perché quel collaborare è offerto in risposta alla chiamata del Signore. È un servizio che permane anche quando il parroco cambia ed è un servizio che ci fa crescere e sentire in comunione con la ‘grande Chiesa’ in cui sappiamo vive la ‘piccola Chiesa’ che abitiamo.
In una pastorale che negli anni recenti ha finito in molti casi per burocratizzarsi, per offrire calendari e servizi troppo spesso mostrando un volto clericale, avvertiamo il bisogno di nuovo annuncio. È una prospettiva missionaria che si apre negli spazi esistenziali che la secolarizzazione ha aperto nella nostra società; anche per questo c’è bisogno di una associazione di laici che liberamente si mettono insieme …per vivere la fede e per evangelizzare.
L’Ac è risposta vocazionale alla chiamata cristiana, data insieme e nell’apertura alla dimensione missionaria.
A 150 anni dalla sua nascita questa modalità di vivere la chiesa da laici può riscoprire il suo carisma e vivere una nuova stagione. Papa Francesco ha voluto riformulare il carisma dell’AC alla luce dell’Evangelii gaudium (EG) che costituisce «il quadro di riferimento di tutta l’azione apostolica oggi nella Chiesa, una traduzione un poco aggiornata della Evangelii nuntiandi (EN), che resta un documento fondamentale del post-Concilio e indica ancora oggi la via all’azione della Chiesa». La prospettiva che indica papa Francesco è un’AC che riscopra e viva pienamente la sua “identità” e il suo “animo” missionario è senz’altro una presenza necessaria e motivata nella “Chiesa in uscita”, lasciandosi condurre da Dio “al di là di noi stessi” (EG) ed insieme operando con discernimento e pazienza «per porre le basi di un cambiamento vero, efficace». efficace». Aderendo all’associazione diciamo che vogliamo operare in questa direzione, con tutta la generosità e l’impegno possibile.
tratto dal post di Ernesto Rossi